Uno dei sottogeneri di maggior successo (a livello commerciale, s’intende) nell’ambito della diaristica è rappresentato dai diari di guerra. Dal De Bello Gallico in avanti, condottieri di ogni epoca hanno amato raccontare le proprie imprese e lasciarle ai posteri – ovviamente abbellite in maniera opportuna in modo da far apparire i protagonisti come eroici.
La svolta dell’epoca moderna
In anni relativamente più vicini a noi l’attenzione si sposta dal racconto militare a quello dei coinvolti, loro malgrado, nelle guerre: è il caso, ovviamente, di quello che rimane il più celebre diario di ogni tempo, quello di Anna Frank.
Per chi fosse interessato ad approfondire questo aspetto tragico dei conflitti, esistono molti altri testi del medesimo tipo, e in questo breve focus vogliamo consigliarvene alcuni, a partire da La Tregua di Primo Levi. Postumi come quelli di Anna Frank sono poi i diari di Etty Hillesum, scrittrice olandese morta anche lei nei campi di sterminio, e quello di Renia Spiegel, riscoperto solo da pochi anni e non ancora tradotto in italiano.
Pur non essendo completamente incentrato sulla guerra è da consigliare anche Terra matta, il diario faticosamente scritto per 50 anni dal semianalfabeta Vincenzo Rabito, vincitore del premio Pieve per la diaristica, ma di questo parleremo in un articolo dedicato!