Soprattutto chi è nato negli ultimi anni del XX secolo sarà stato cresciuto con l’idea che tenere un diario sia una attività da “vecchie zitelle” e per di più molto all’antica.
Culturalmente c’è un’intera generazione che associa l’attività di tenere un diario con personaggi che fanno parte della nostra storia anche remota come Marco Aurelio, Leonardo Da Vinci o scrittori come Henry David Thoreau.
I benefici di un passatempo “vecchio stile”
La sorpresa è che se anche i suoi esempi più noti risalgono a epoche ormai trascorse, l’hobby di tenere un diario sta tornando prepotentemente alla ribalta. I motivi sono i benefici che derivano da questa attività. Per iniziare, sapete che si può parlare proprio di “diarioterapia”? Questo strumento è consigliato sempre più spesso, anche separatamente da un percorso di psicologia o psichiatria – di solito quelli ai quali viene associato.
Potersi dedicare a uno sfogo quotidiano, una destinazione per i propri pensieri, anche i più pesanti, è una valvola di sfiato non dissimile dall’attività fisica. Come sarà facilmente immaginabile, la crisi epocale da Coronavirus che abbiamo vissuto a partire dal 2020 ci ha lasciato vulnerabili, ansiosi, stressati: per questo un diario può rappresentare un modo di incanalare tutte queste sensazioni e di destinarle a un “luogo sicuro”.
Il diario non aiuta solo nella gestione dello stress, tuttavia. Persone con problemi di memoria, per esempio anziani colpiti da TIA o ictus, possono trarne grande giovamento: è l’esercizio che serve al cervello per tornare a lavorare normalmente.
Nelle persone più giovani, poi, lo stesso meccanismo che serve a ricostruire avvenimenti accaduti durante la giornata, alla lunga aiuterà a memorizzare più velocemente ciò che si studia, dalle lingue alle materie scientifiche.
E ancora: per chi fa un lavoro creativo, un diario è un’ottima palestra. Con un approccio anche non esattamente quotidiano, si affina il proprio stile di scrittura, e scavando fra le cose che si vogliono raccontare si finisce inevitabilmente per selezionare quelle più interessanti. In questo modo si arriva a essere degli “editor di se stessi”! Ne sa qualcosa Karl Ove Knåusgard, lo scrittore svedese che dai propri diari ha estratto un’autobiografia in ben sei volumi, la quale gli è valsa premi e popolarità.
Certo, si tratta di un caso estremo, ma se andassimo a indagare nelle biografie di tanti autori famosi probabilmente scopriremmo che la maggior parte di loro si dedica a tenere dei diari.
L’unica accortezza da seguire, qualunque sia il motivo per il quale volete tenere un diario dall’effetto “curativo”, è di non farlo leggere a nessuno: per esperienza, possiamo dire che quando il diario ha un suo pubblico, non è più tale, e si tende a essere meno sinceri e più vanitosi. Il contrario di ciò che si vuole essere per ottenere dei risultati, insomma!